Traduttore: Laura LiucciGenere: New Adult
Editore: Leggereditore
Pagine: 296
Prezzo ebook: 4,99
Uscita: 27 Agosto 2015
Uscita: 27 Agosto 2015
Sinossi:
Quando Tate Collins incontra il pilota di linea Miles Archer, sa fin da subito che non si tratta di amore. A dire il vero, i due non potrebbero nemmeno considerarsi amici...

Colleen Hoover ci regala un’altra storia indimenticabile. Vi entrerà nella pelle e colpirà dritto al cuore.
Dopo il libro ci sarà anche un film!!

Con L’incastro (im)perfetto arriva in Italia il tanto chiacchierato Ugly love della Hoover, preceduto da un accattivante (quanto fuorviante, secondo me) Official Teaser (https://www.youtube.com/watch?v=XtYFba2s2rE) con quel gran pezzo di figliolo di Nick Bateman. I protagonisti sono Miles, un pilota, che conosce in modo poco ortodosso Tate, la sorella del suo collega e vicino di casa. Il loro rapporto è fatto di molti silenzi e sguardi indecifrabili, fino a sfociare in una relazione che avrebbe voluto essere, almeno da parte di lui, meramente fisica. Tate sembra accettare tutto, tanta è la brama nei confronti di questo sexy e sfuggente uomo, ma giorno dopo giorno sente che si sta innamorando di lui in modo distruttivo. Si definisce “liquido” contrapponendosi allo stato “solido” di Miles: lei in sua presenza non ha forma, ma acquista quella che lui desidera. Lo accompagna, gli sta vicino più che può, ma le regole per Miles sono chiare fin dall’inizio: Tate non deve chiedere nulla del passato e non deve sperare nulla per il futuro. Il viaggio che intraprendono li porterà invece a scoperchiare un dolore schiacciante, che penetra nelle ossa e intacca l’anima, fagocitando luce e speranza. Un dolore che può annientare e portare alla disperazione, togliere dalla vita e concedere solo sprazzi d’esistenza. Tate ha il merito di non mollare, di raccogliere quanto Miles le dà e trasformarlo in una nuova possibilità, riportandolo ad una vita di cui pensava di non esser più degno.
La struttura del romanzo è particolare: ci sono entrambi i punti di vista, ma quello di Tate è sempre al presente, mentre quello di Miles è al passato, tranne che nell’epilogo. I flashback di Miles aiutano il lettore a entrare lentamente nel suo dolore, svelandolo piano piano, fino alla più crudele delle realtà. La ripetizione dei verbi, le frasi brevissime e talvolta sconnesse, e le immagini veloci come fotogrammi fanno passare ogni emozione con una potenza inaudita. Chi legge viene avvolto in una spirale che arriva fino al cuore, scartavetrandolo. Miles è una persona rotta dentro e la struttura del testo dà proprio questa impressione. Un tecnicismo narrativo con la stessa potenza delle parole: sono rimasta impressionata davvero. Tate invece ha reazioni più pacate, talvolta inattese, ma sempre generose, tutte caratteristiche che emergono dalla struttura più lineare dei suoi Pov.
Il tutto poi convoglia verso un finale in cui le parole e le emozioni tolgono il respiro, in cui la linearità dei pensieri e delle parole lascia spazio a una spirale di sensazioni forti: il lettore ha come l’impressione di guardare la luce del sole dal fondo di una piscina profonda, con l’acqua che dà corpo ai respiri e ai battiti del cuore, con l’aria che punzecchia i polmoni e la vita che lotta per tornare in superficie. Le parole scorrono, le pagine si susseguono imperterrite fino alla fine e in quel momento si torna a respirare, ci si guarda intorno e si scopre che era solo un bellissimo romanzo.
Vi ho convinto? Leggetelo e poi andremo insieme al cinema.
Le note di Catherine:
5 stelle, il cui splendore è stato offuscato in parecchi punti dalle lacrime
3 fiammelle per una sensualità lenta ma potente, come qualcosa che arde sotto la cenere per poi dar vita a fuochi potenzialmente distruttivi